30/01/08

Un caffè per i brutti risvegli

È imbarazzante che venga usato il patetico plot di una success story per dare supporto a un prodotto che a tutti gli effetti è un surrogato. Chi di noi non ascolta musica? Chi di noi non parla con la gente? L'idea che per essere DJ di successo (nel caso specifico) servano soltanto un po' di spigliatezza e le quattro acche della nostra creatività solitamente si perde all'età di 12 anni. Ma lo status dell'acquirente potenziale è in una fase ben più grave, la sua attenzione fiaccata da contingenze pressanti e lo stratagemma funziona. Esattamente il contrario della bella magrolina che "ce l'ha fatta" e può permettersi di farsi portare un vero caffè direttamente alla consolle da un servizievole sosia di Ben Harper. Alla donna dalla vita inutile questo spot tornerà alla mente proprio quando percepirà una voce femminile alla radio, imbottigliata sulla tangenziale, pensando che stavolta non reggerà il colpo se il suo contratto a tempo determinato non si trasformerà in un vero lavoro che non la costringa a doparsi di caffè. Ma intanto, effettivamente, potrebbe almeno prendere dei decaffeinati e fare un bilancio della propria vita (cambiando anche partner, pettinatura e fornendosi un nuovo completino intimo come acquisto d'impulso, suggerisco io). Siamo alla circonvenzione d'incapace.

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