Trovo che il vero batterio sia il sorriso smagliante della fotomodella al termine dello spot. La suggestione di successo e tecnologia, inevitabilmente applicata anche agli aspetti paramedici della realtà, si traduce nella creazione in 3d di batteri che facendoci accapponare la pelle intendono spingerci all'acquisto del nuovo spazzolino definitivo. Presunti medici in perfetto camice bianco e facce qualunque, tanto per farci sentire anche noi un po' scienziati, osservano la schifezza e figurano come sprite deliranti in un videogame di confronti incrociati, colonna sonora superomistica e scritte in sovraimpressione che appaiono con una velocità tale da renderle prettamente ornamentali. Quello del business dentistico è uno dei più fulgidi esempi di soluzione accessoria a un male programmaticamente creato, tramite l'indiscriminato eccesso di zuccheri negli alimenti. Ogni azienda pro domo sua, e milioni di pazienti sulla sedia snodabile dell'odontoiatra che si lasciano trapanare mitemente come se non esistesse un'alternativa, e come se la disattenzione fosse l'unica causa delle traversie dentarie, e non il racket globale che ci fa ingrassare e dimagrire vendendoci due prodotti contemporaneamente, che ci ammala e ci cura tassandoci indiscriminatamente, che ci illude e ci incula con gli oggetti hi-tech, che ci tiene sotto controllo con l'oscurantismo tecnologico a vantaggio delle logiche di mercato. Io sono convinto che se esistessero prodotti curativi per far smettere di fumare, e fossero efficaci e facilmente fabbricabili, gli spot pubblicitari delle sigarette sarebbero ancora consentiti. Perché non è mai il cazzo di bene temporaneo che di volta in volta viene proposto nella pubblicità che mi fa paura, ma la coscienza che il male condiviso è eterno e ci mastica vivi con i nostri stessi denti.
07/06/08
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