14/12/09

Destinazione rogo

Asciugatevi le lacrime provocate dall'ineffabile carisma comico del pupone nazionale, gli oscuri strateghi del consenso, grazie a questo disarmante esercizio di humor, hanno già creato in voi una difesa all'ipotesi iniziale che guida tutto lo spot: è impossibile essere altruisti. Il "what if" tottiano ci viene incontro a braccia aperte in virtù di una decantata genuinità del testimonial, ma la cosa non ci deve interessare, dato che anche se fosse vera andrebbe presa, al culmine di bontà, come verosimile, in quanto imprigionata nell'ossimoro falsificante-verificante della rappresentazione televisiva. Questa mutazione irreale dell'atletico calciatore nel tradizionale dispensatore ciccione di regalie da un lato suscita ilarità per la forma con cui si propone, dall'altro comunica il disincanto dell'egoismo che non ci vuole famiglia-tipo nel caso noi non fossimo testimonial di successo, e che non ci vuole altruisti in quanto il raccapricciante decorso morfologico del testimonial, il "questo è dichiaratamente fantastico" congetturato a carte scoperte dagli artefici dello spot, relega non solo l'immedesimazione con Santa Claus nel mondo dell'impossibile, ma pure il gesto dell'augurio telefonico natalizio, annuale e pesantissimo tributo sociale che è necessario esorcizzare al fine di piazzare il prodotto reclamizzato. In parole povere un calciatore miliardario e la moglie rifatta apparsa fino all'altro ieri in minigonna alle Iene raccontano all'uomo della strada che a voler salutare tutti bisognerebbe essere dei super-eroi: sgombrato il campo da questo pesante senso di colpa preventivo, si può almeno acquistare un valido pacchetto di credito telefonico per dirimere quest'obbligo sociale. Non si vede altrimenti perché l'acquirente necessiterebbe di una sfavillante coppia di testimonial strapagati per stabilire l'intima complicità che cerca di azzerare la distanza tra lo showbiz multimiliardario e la nostra telefonata di rito alla nonna. In un lampo di lucidità il Babbo Natale posticcio si lamenta circa l'impossibilità di consegnare un vero dinosauro ad un bambino che l'ha richiesto: con bocca semiaperta ed espressione intelligente Ilary abbozza mentre a schiena torta ramazza il pavimento per confondersi con la casalinga comune. Vostra moglie alle Iene Show, è possibile che vi sia sfuggita, all'interno del palinsesto televisivo? Ha mostrato un capezzolo in diretta televisiva suscitando clamore feromonico in tutti i "cervelli nella vasca" collegati, o è una nullità qualunque, o era la Marcuzzi? L'ombra dell'ormai enorme pancia del Totti Natale non oscuri queste domande alle quali vi conviene rispondere per determinare una volta per tutte la vostra proficua deontologia della coppia. Crogiolatevi masochisticamente nella naturalezza dell'idiot savant, venuto dal popolo e tornato sui propri passi con libri di barzellette dopo un primo periodo di incomprensione per un mondo dell'informazione interessato ai suoi difetti di facciata. Impotente, a fronte della voracità del pubblico per modelli nei quali potersi spensieratamente identificare, Francè ha abbattuto quella sottile membrana di privacy e pudore per i propri limiti consapevolmente interiorizzati. Le cronache raccontano che Buffalo Bill, ancora in vita, passò dall'essere un vero cowboy ad interpretare se stesso creando uno spettacolo teatrale chiamato Buffalo Bill's Wild West Show, dato che risultava più redditizio che continuare la vera vita di cacciatore al soldo dell'Esercito o della compagnia ferroviaria. Non c'è pericolo che allo scattare dell'Epifania il numero 10 sia costretto a vedere la propria dolce metà bruciare arsa viva in qualche piazza medievale della penisola, ideale martire del valore di scambio, vittima sacrificale di un impossibile ri-trasporto dalla finzione al reale che vuole messi sullo stesso piano dèi, simboli, vip e archetipi favolistici. Così come non c'è pericolo che l'aderenza dello spettatore al calco d'identità così proditoriamente diffuso sortisca una trasformazione dello stesso nell'icona stereotipata servita su uno schermo d'argento con iterazione brutale: a vincere è solo il prodotto, movente insostituibile e unico tassello mancante per far esaurire la tensione pubblicitaria e scacciare dalla nostra mente l'inquietante idea di poter vivere anche per fare del bene.

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