09/11/08

Memorie di massa

Ad un ipotetico festival del kitsch con cessi in rame, mitragliatori Hello Kitty e impianti stereo in pelliccia di leopardo questo spot farebbe sfigurare tutte queste creazioni (che pure sono di genuina fantasia) per il fuoco di fila di sottili violenze grafiche che si affastellano stormendo come spighe di grano psichedeliche in un campo attraversato dal peggior scirocco del tiepido buonismo. Quando sul biscotto compare l'icona aziendale tremano le gambe e si ricorre alle soluzioni definitive, e tanto per cambiare queste coincidono con il miglior volto di bambino disponibile, anzi, di bambina, per intersecare ancora più categorie ad effetto. Un'iniezione di dolcezza forzata che non potrà fare a meno di colare all'interno delle vostre retine, con varie conseguenze per l'organismo, a seconda della vostra età: i sempre più arzilli anziani si riconosceranno nell'attesa ancora insoddisfatta dell'arrivo di discendenti di seconda generazione, proiettati per un nanosecondo in una forzosa realtà virtuale che li vede veri depositari del ruolo genitoriale mentre, come nella canzone di Guccini, camminano verso la sera; i non più giovani che stanno decidendo di mettere la testa a posto e possono sostenere l'idea di spendere migliaia di euro in pannolini si molceranno il cuore alla visione di un paradisiaco esemplare di fanciulla nella quale riversare tutte le loro mancanze di significato; i bambini guarderanno le galline intonando il canto della vecchia fattoria, che nel caso di Mulino Bianco, però, risale soltanto agli anni '70 del Novecento, quando i loro genitori, potenzialmente, si strafacevano di vegetale e naturalissima marjuana. Nell'ansia di non fallire le inquadrature si fanno più strette, quasi trasformando il già romanico 4:3 in un 1:1, dandoci l'impressione di aver tuffato davvero la nostra visione negli ingredienti e negli accidenti della Valle Felice, dove un refolo di vento perfettamente in sync con l'introduzione del prodotto da forno nel cavo orale della impube mobilita la sua capigliatura da coccarda necessariamente ottenuta tramite l'ostinazione di genitori arrivisti e mortificanti, dove a fine spot la tazza del latte fuma invariabilmente come il timor di dio e dove a margine dello schermo farfalle digitali dalle ali renderizzate con texture zoologicamente scorrette descrivono brevi archi innaturali a beneficio della visione laterale del telespettatore. Un'evocazione pianistica tanto semplice che può essere suonata con una sola mano, a partire dal Si, mentre l'altra regge una videocamera, come nei film porno, musica il sogno di una vita apparentemente en plain air che giace su glaciali memorie di massa, e che prima o poi potremo e dovremo cancellare, a partire dal No.

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