07/06/08

Amadori per l'integrazione razziale

I Meleagridi sono i maggiori galliformi viventi. La piccola folla di bambini ruspanti, alla comparsa di questo nobile animale, amorevole nella cova al punto che la tacchina rischia di lasciarsi morire sul nido evitando perfino di nutrirsi, si scatena come la massa dei prolet d'Oceania, in 1984, durante i due minuti d'odio. Francesco Goldstein mette a tacere il massacro di queste povere bestie, evidenziando al contrario la bontà delle loro carni, e comprimendole in forma d'hamburger. Mal gliene incolga al malcapitato ragazzino troppo cresciuto, che successivamente verrà avviato all'esecuzione, al porzionamento e al confezionamento come tutti gli altri polli. Amadori decide chi entra in famiglia, e dalla famiglia non si esce se non con i piedi (o le zampe) davanti. Amadori non può farsi fotografare in pubblico con un gessato, ma unicamente con camicie a quadrettoni importate da Seattle assieme al suonatore di banjo non autoctono che gli fa da sottofondo musicale. Avrei voluto partecipare a quella festa della contrada dove l'elemento gastronomico è diventato così importante da superare in esposizione la ricorrenza di un Santo Patrono e viene addirittura messo in scena su un palco in legno e acciaio sproporzionatamente ampio. Per perdermi definitivamente nell'utopia del prodotto buono, gioire del sole che fa sudare la fronte dei buoni cristiani tornati all'ovile e doparmi del suo decalogo, prima di attentare alla solidità di questo incubo orwelliano pettinando coattamente tutti i pargoli con acconciature aggiornate perlomeno al 1960. Salvo poi venire ucciso a forconate nel granaio e appeso a un gancio come in The Texas Chainsaw Massacre.

Segnalo anche il precedente post Onora il pollo e la pollastrella

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