10/03/08

Se i batteri avessero un'anima...

Se gli acari e i batteri avessero un'anima il nostro punto di vista su questo spot cambierebbe drasticamente. Urlerebbero a gran voce, protestando per la disfunzionale mania per l'igiene di quella gigantessa mamma che tirando a lustro il pavimento spera di dare un indirizzo pedagogico alla figlia che si aggira per casa con dei calzini bianchi, sporchi come potrebbe esserlo una fedina penale, bene in evidenza. Quando suona il campanello, nella pubblicità, un qualche meccanismo di riflesso condizionato fa suppurare tutto il peggio del super-io degli acquirenti che possono provare vergogna indifferentemente per un pavimento sporco, un colore di capelli meno che perfetto o un'automobile non abbastanza lussuosa per rivestire la propria fragile identità. Quando Pavlov entra dalla porta di casa c'è sempre da cagarsi in mano, l'immagine grottesca del piede sporco fa breccia nel nostro immaginario con la delicatezza di uno specillo da biopsia, gli attori non avrebbero nemmeno bisogno di usare un linguaggio strutturato, potrebbero esprimersi a gesti ed onomatopee e le immagini parlerebbero da sole, il sottile senso di vergogna potrebbe diffondersi dalla fessura sotto alla porta come l'etere che i malviventi diffondono subdolamente per addormentare gli inquilini durante una rapina in villa, gli occhi leggermente spioventi e troppo sbarrati della madre igienista perlomeno si chiuderebbero pietosamente e arriverebbe l'oblio piuttosto che il transfert emotivo dall'amore per i figli a una bottiglietta di plastica "da non mollare più"che incarna una feticistica soluzione chimica ai problemi interpersonali.

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