10/12/08

Alimenti Kamikaze

Per l'occasione della festa svariati tipi di alimenti, tutti condannati a terminare la loro esistenza digrignati tra dentizioni all'opera, si lanciano in carosello sorridente e un po' sciocchino cantando una canzone dei Ricchi e Poveri. Apprezzabile la scelta del finale, luci che si spengono sulla temporanea impennata consumistica lasciando come unica certezza un tenero abbraccio tra una scaglia di grana e un pomodorino, a ricordarci che soltanto l'amore salverà il mondo. C'è veramente da slanciarsi nel gioco del "se fossi", e chiedersi quale sarebbe il nostro costume preferito, se preferiremmo finire bolliti, alla griglia o fritti vivi. La neve sovraimpressa al computer non sembra raggelare le vene della comparsa ansiosa di scoprire se proprio il loro suo primo piano è stato selezionato nel girato, i costumi verranno riposti in attesa della prossima fausta ricorrenza, la mano invisibile non smetterà di animare uno spicchio di grana e io non smetterò di chiedermi: perché tutto questo? Il condimento par excellence sovrasta non solo tutti gli alimenti ma anche i consumatori, che hanno quasi la sensazione di poter allungare una mano e prendere i vari prodotti-pupazzo per farne un po' quel che vogliono, ma di non poter prescindere dal grana, da far grattare a qualche figlio sfaccendato che circola per la cucina, o a un ospite che vuole rendersi utile, e tutto ciò perché il prodotto pubblicizzato fa del suo stato di semilavorato un punto di forza, e incorpora nella ritualità del gesto necessario a fruirlo il suo legame d'affezione con l'acquirente. Voglio lasciarmi convincere dalla messinscena infantile fino in fondo, attendo uno spot su un farmaco nel quale gli organi umani siano interpretati da una sandwich-people che nuota in una piscina dall'acqua trasparente ma dal fondo rosso scarlatto. Voglio non sentire mai l'ultima canzone del musical per pensare che questi non finisca mai come Selma insegna a suo figlio in Dancer in the dark. Scollegarmi dall'empatia atavica che la musica e il ballo e il ridicolo instaurano con lo spettatore, dimenticare l'inquietante recita natalizia degli alimenti che nella realtà se ne stanno ad aspettare nella credenza e nel frigorifero, come tanti piccoli kamikaze sprovvisti di istinto di sopravvivenza animati da una fede che sento di non condividere.

Nessun commento:


View My Stats