26/03/09

Belli senz'anima

Essere magri, tonici e curati, tutti prerequisiti ottimali per ampliare il proprio parco macchine. Sulle note di "Boum", un successo di Charles Trenet antecedente all'entrata in guerra della Francia durante il secondo conflitto mondiale, brano che, ironia del destino, avrebbe visto il divertissment onomatopeico che parla di batticuore trasformato tragicamente in detonazioni dell'artiglieria pesante, possiamo osservare due sfitinzie altolocate e un giovane scienziato affrontare piacevoli imprevisti alla moviola. La gioia di un incontro inaspettato traspare da espressioni e movimenti scapestrati, il ritorno a casa, l'affetto di chi già ci conosce, tutte queste emozioni traspaiono dalle immagini, ma al tempo stesso trasuda un forte sentore di desiderio di affermazione sociale. Una ragazza in abito da sera rosso, in pieno giorno, attende appostata in un'ampio locale, a sua completa disposizione e quindi presumibilmente di sua proprietà, l'arrivo del cavaliere azzurro; un'altra bellezza che ha deciso di trascorrere la giornata al mare, ma non per questo senza un make-up perfetto, disdegna amici impegnati nel kitesurf per correre a rotta di collo e provvidenzialmente controvento, in modo da aumentare il cinetismo della sequenza, verso un inaspettato oggetto del desiderio. Un più modesto inventore, assorto in elucubrazioni sulla meccanica quantistica e in attesa che una pigna ascenda al cielo invece che cadergli in testa, contrastando la legge di gravità, inforca addirittura il proprio velocipede per raggiungere più rapidamente il suo obiettivo poco distante, salvo poi ritrovarsi nuovamente a piedi per una ignota distorsione dello spaziotempo. L'effetto sorpresa è quello di mostrare il prodotto al posto di un fenotipo umano, vero tassello del puzzle sociale che ci aspetteremmo di vedere affisso al suo ruolo di controparte sentimentale. Ma a ben pensarci, neanche qui c'è nulla di cui stupirsi: se siamo quello che mangiamo, non c'è nulla di scandaloso nel vederci mercificati senza mezzi termini, trasformati da individui a prodotto, in un'apparente atmosfera di levità e leggerezza, coscienze vive e presenti ma orribilmente intrappolate in un corpo di biscotto come animali da preda paralizzati da una micidiale neurotossina. L'immaginario affettivo familiare è estromesso, l'idea sedentaria di colazione è soppiantata da riprese esterne piene di sole, il biscotto diventa il percorso di fitness ideale per giungere a conquiste affettive e sociali di una certa rilevanza, un'intera collana di prodotti si propone di gestire la nostra farmalimentazione dando l'idea di una presa di coscienza ben strutturata e mission aziendale esplicita e responsabile. Staff tecnici ben organizzati sono perfettamente in grado di permeare le convenzioni sociali del momento storico dato, operare citazionismi efficaci, richiamare sensazioni e atmosfere con il fine ultimo di dare un'anima ad un vile biscotto dietetico. Resta al singolo il compito di non far biscottare la propria anima dall'onnipresente e maligna invadenza degli scanner della Gestapo.

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