27/04/09

È una jungla didascalica

La difficoltà del risveglio, che i biscotti reclamizzati dovrebbero facilitare, viene in questo spot personificata da un coccodrillo digitale che stempera l'allarmante verosimiglianza della sua resa grafica con passetti di danza e un'impossibile imitazione di Louis Armstrong, che non risulta abbia mai interpretato la "Tequila" dei The Champs utilizzata come colonna sonora. La scelta di abbandonare il voice-over in favore del clima da musical è totalizzante, un capitolo come questo d'altronde si va inserire in una campagna multisoggetto in cui la famiglia "Flinstones" da anni si esibisce come simbolo dell'inevitabile spettinatura fisica e psicologica del risveglio, fronteggiabile soltanto con un bene di conforto al cioccolato. Meritevole di analisi la caratterizzazione della bestia antropomorfa alla quale viene affidato il compito di sostituire l'archetipico canto del gallo con un vecchio successo latin-rock quanto mai affabile, perpetuando, pur nell'evidente leggerezza dell'ambito pubblicitario, l'immobilismo mentale degli ascoltatori con un motivetto musicale evergreen, l'utilizzo del quale rivela una certa mancanza di coraggio e innovazione, il ripetersi di una tacita playlist immortale che serpeggia nei villaggi vacanze e nelle balere e che per induzione diventa unica ed ultima spiaggia del sonoro nella comunicazione commerciale. L'accostamento di Satchmo al grottesco è prova di un'ulteriore superficialità estetica: sebbene il "fare il verso" sia connaturato nell'essenza del coccodrillo finto-negro, mezzo selvaggio e mezzo domestico, il fatto che gli autori abbiano deciso questo accostamento, privo di correttezza filologica, dimostra la bassezza propria di chi saccheggia anche i repertori più elevati assoggettandoli alla logica brutale della "musica d'uso". Il sembiante ultra-realistico dell'animale, sicuramente meno empatico di una qualsiasi altra caratterizzazione cartoonesca, è utile a dar forza e dignità istituzionale alla esiguità dello story-concept "c'è un coccodrillo che canta", rendendo il filmato al tempo stesso una dimostrazione di alta tecnologia e un tentativo di effetto comico triviale destinato a far brillare di meraviglia gli occhi del pubblico infantile. Tolta la dimostrazione di forza dell'effetto speciale, infatti, ben poco resterebbe di trasmissibile di questa pubblicità, e anche per questo resta sottotraccia la banalità del testo musicato, un materiale verbale didascalico che doppia la narrazione delle immagini. Senza personalità o storia, il rettile finisce poi per inabissarsi nelle acque fangose, pronto ad addentare quegli stessi spettatori/selvaggi che raccogliendo il suo consiglio miglioreranno la loro performance mattutina tuffandosi nella giungla. La sgradevolezza del predatore non può non far pensare all'essenza problematica del risveglio. Il brutto mostro da combattere viene ridicolizzato ed esorcizzato, tramite la compensazione rappresentata dal prodotto/consolazione. Una volta ricondotta la situazione alla normalità (familiare), esce debitamente di scena per mettere un punto fermo alla risoluzione del conflitto.

1 commento:

camaeralucida ha detto...

in effetti...


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