19/04/09

L'amore è una catena (alimentare)

La natura consolatoria del cibo è biologica ed ancestrale, e da alcuni piccoli particolari di questo spot è possibile capire quali siano i motivi vengono suggeriti al consumatore per convincerlo che può farsi del bene nutrendosi di salmone industrializzato piuttosto che procacciandoselo direttamente al banco del pesce. Come in altri episodi di questa saga sul tema dell'insicurezza relazionale, è ancora una volta l'occasione di un incontro di coppia a far terminare l'innocua esistenza di un viscoso animale marino nel forno di casa vostra. Non è ben chiaro se le due controparti si conoscano già o se il pranzo in terrazza rappresenti un primo appuntamento. Fondamentale da questo punto di vista lo sguardo della ragazza che, introducendosi nell'abitazione del maschio, si guarda attorno con meraviglia, palese occasione di una prima visita a quello che sembra essere al contempo residenza e tristo luogo di lavoro del guardiano del faro. Staccati e nascosti i poster delle playmate che da anni se ne stavano appesi alle pareti per alleviare la solitudine costiera, il ragazzo-cuoco si permette di lanciare bianchi segnali luminosi dalla cima di un'abitazione paradigmaticamente fallica, e accetta di buon grado un accecamento più innocuo causato da una tenera scaramuccia amorosa dell'amica vestita in modo pacchiano. La timida rivendicazione chiude il cerchio di un abbordaggio andato a buon fine, e conferisce giudiziosamente all'uomo il ruolo di creatore dell'iniziativa. Glissiamo sul volgare doppiosenso che l'animo più triviale potrebbe ravvedere nel consiglio dello speaker giovanilistico: nutrirsi di pesce per vivere meglio, suggerimento associabile alla più comune illazione sarcastica a danno di colleghe di lavoro sovraeccitate in ambienti pervasi da violenza organizzativa. È necessario tributare rispetto alle vite interrotte di salmoni che, votati alla ben nota risalita del fiume, manifesto sulle imprese della spinta procreativa nel regno animale, si vedono vilmente acchiappati da reti in nylon al solo fine di risolvere problemi psicologici di coppie di consumatori. Il pescivendolo stringe il pugno e bestemmia in cuor suo, surclassato dall'efficienza delle catene di grande distribuzione, e ora pure danneggiato da questa declinazione modaiola del pesce come alimento light, raggrumata in quella dicitura "omega 3" che descrive semplicemente la natura dell'alimento, ma che tramite lo strillo stampato sulla confezione sembra attribuirsi il merito di un prezioso ingrediente aggiuntivo, quasi fosse fortemente voluto da congreghe di barbuti nutrizionisti al soldo di Findus. Unica consolazione rimanente è che, aldilà dell'infingimento pubblicitario, questa catena di orrori ittici e svilimenti mentali è destinata a concludersi negli stomaci giusti: single annoiati inquietati dal ticchettare del proprio orologio biologico, affascinati da impossibili location dense di significati simbolici, disposti a confondere un marchio finto-artigianale con la presupposta naturalità di un cibo, pesci solo lievemente più grossi di quelli che vanno inghiottendo, supini al loro ruolo, in una spietata catena alimentare che li vede a loro volta fagocitati dal mercato.

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