Commentare questo spot è per me fonte di un piacere sadico. Proprio quello di cui parla Vincent Vega quando dice che vale la pena che qualcuno ti righi la macchina, se più tardi puoi avercelo per le mani. Per l'occasione, ripasso l'ABC del mio personale metodo di lettura di uno spot: ovunque le immagini non ci parlino del prodotto, quelle immagini, nelle intenzioni di chi fabbrica la pubblicità, parlano soltanto di tutto quello che non abbiamo e desideriamo disperatamente. Partiamo dal prodotto vero e proprio, la cera per pavimenti, una cosa che non si dà tutti i giorni, più che altro una rifinitura di perfezione per il nostro appartamento già opportunamente sterilizzato, ma non abbastanza lucido per far risplendere la nostra vita. Una sfera di cristallo ci mostra visioni del futuro scivolando magicamente sull'impiantito, sciorinando una sequenza di immagini che sono la vivisezione (nel processo di lettura a ritroso) di una vita orribile. Leggi un libro: non hai cultura. Fai sport: trascuri te stesso. Vieni massaggiata e coccolata dal partner: probabilmente lo vedi soltanto a fine giornata quando fa scuro, si è stanchi e il massimo della libidine è far trastullare il tuo uomo con una pay-tv mentre cerchi di guadagnare punti praticandogli una fellatio. Svanisce la sfera, idealmente scoppia come una bolla di fantasia, e il tutto si concretizza in un siparietto al rallentatore che muoverebbe David Lynch a un applauso di ammirazione. Il compagno maneggia lo scopone per alcuni interminabili secondi, ballando come un efebo idrocefalo. La compagna sorride eccessivamente e si reclina quasi che si aspetti che una rosa senza spine le venga passata alle labbra dalla bocca sorridente del suo ballerino di flamenco. Sono secondi di vero orrore. Talmente perversi che è quasi un gusto riguardarli per il fattore di novità che contengono, un po' come il cadavere di un piccolo mammifero al bordo della carreggiata. Ma Emulsiocera, è incredibile... ma vero, scocca il vero colpo di grazia. Tanto per non sbagliarsi, la casalinga, in sottoveste, si offre direttamente sul pavimento accettando completamente la personificazione con lo stesso. Questa è la fine di tutto. Trasposizione simbolica del ruolo di donna che per essere padrona del suo metro quadro è anzitutto schiava delle incombenze. Implicita ammissione del do ut des per cui la spontaneità nei rapporti è una cosa che si conquista con il duro lavoro e l'asservimento. È per oscenità come queste che questo blog esiste. Pronto Vincent? Ho trovato l'indirizzo di quelli che ti hanno rigato l'automobile.
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