Marketing Mix

Il nichilismo industriale del quale sono implicitamente fan ha finalmente una sua trasposizione alimentare dichiarata, e per colonna sonora sceglie inevitabilmente un successo di tutti i tempi. Alla casalinga giovanile dal look acqua e sapone che sta cercando di assemblare un pranzo a misura d'uomo usando ingredienti veri e vegetali si contrappone una sofisticata mistress con tanto di vistosa collana di perle di fiume, altamente più proteica e navigata, e padrona della situazione. Il buon vecchio polpettone, lanciato direttamente in vari gusti per dare un salvacondotto di personalizzazione ad un prodotto che per propria natura è un'anonima malgama di carni animali di varia provenienza (e che in casa solitamente si mette assieme per riciclare gli avanzi), prende in giro la casalinga cuoca poco lanciata nelle dinamiche sociali, perniciosamente attaccata ai fornelli, e in questo potrei anche essere d'accordo. Quello che trovo sospetto è che l'implicita accusa di arretratezza del cibo non industriale ha una rappresentazione decisamente più attraente della mesta cena tra amici con tanto di gonzo che fa l'aeroplanino, pure includendoci il tonfo finale della giovane ragazza destinata a diventare donna, e a varcare la soglia dell'emancipazione. La cosa che non può non offendere l'ascoltatore è l'intento pedagogico del copy: prendi questo e fai bella figura, sa veramente di igiene mentale, per quanto se dei gruppi di umani sono intenzionati a vestirsi elegantemente per raccogliersi attorno ad un tavolo e nutrirsi di scarti industriali non c'è che da applaudire, e andrebbe anzi chiesto di aggiungere un posto a tavola, salvo presentarsi vestiti con un sacco di iuta per confermare anche con l'abbigliamento il proprio status di poveraccio e imbastire una conversazione su un romanziere russo piuttosto che sull'ultimo successo apparso su Mtv. Se è impossibile chiedere sincerità alla pubblicità, è possibile, almeno di fronte a un frullato informe, avere pieno diritto di sentirsi amorfi.