04/12/08

Casa dolce casa

Messi a forza su un palco in una tipologia di cerimonia assente sia dal nostro programma scolastico, che dal ciclo di vita delle parrocchie che mai arrivano a tali picchi di fasto scenografico, dozzine di bambini increduli si ritrovano muniti di bizzarri copricapi a coronare il sogno isterico di genitori arrivisti che in questa scena sono gli unici a sorridere. A nulla devono essere valsi giochi e scherzi dei cameraman per far brillare qualche sorriso sulle facce dei fanciulli che un domani, perfettamente integrati nell'assetto culturale della città capitale del pandoro, Verona, si ricorderanno con orrore di quei compagnucci di classe immigrati, con pittoreschi dreadlocks, e voteranno premendo con forza la matita il sindaco Flavio Tosi, condannato in appello per incitamento razzista, o forse, per l'epoca, condannato in via definitiva, o premiato a seconda dei punti di vista. Fette di pandoro affilate come le lame dei coltelli a scatto dei fratelli maggiori, assenti dalla pantomima natalizia sia per evitare di respirare la lana di vetro usata come tappeto nevoso artificiale sia perché avevano una trasferta della squadra del cuore, vengono addentate dalla gioventù ancora innocente, mentre nessuno sente niente perché non sono presenti microfoni davanti alle bocche dei singoli cantanti e un attivista spazientito assesta un ceffone al fonico incompetente nella Verona dell'Amore. E poi tutti via ad arrampicarsi sulla stella d'acciaio che erutta dall'Anfiteatro Arena dove ha appena finito di gracchiare Ligabue per una settimana di seguito, cercando di arrampicarsi fino a raggiungere una statura impossibile per la propria tenera età, sognando di raggiungere l'apice della gobba di quell'orrore architettonico immortalato in innumerevoli cartoline, per trovare finalmente la frase adatta da declamare al mondo prima di caricare le proprie pistole e trucidare inspiegabilmente moglie e figli nella propria famiglia perfetta. Lucidi come la tetta della statua di Giulietta, i genitori veronesi spezzano le ditine ai bambini che sporcano il parquet di zucchero a velo, mentre in sottofondo da un albero di natale elettrificato suona a loop una nenia infernale anche peggiore della base midi usata per questo spot. Una nebbia di fritto aleggerà nella piazza principale della mia città per il breve periodo dedicato agli acquisti, nella festa temporanea i veronesi si odieranno sgomitando per accaparrarsi beni superflui tutti contemporaneamente come termiti, chi addenterà un bombolone sulle scale del Municipio verrà diligentemente multato, nella festa temporanea, e nessuno si preoccuperà dei mostri del benessere, con gli occhi pieni di nemici immaginari e sollevando le spalle se invece qualcuno ci rimette la pelle per mano degli integralisti del pensiero dominante, perché chiamarla cultura dominante sarebbe un errore concettuale.

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