In un modo o nell'altro, questo è uno degli spot più inquietanti che abbia mai solcato i nostri teleschermi. Mentre all'esterno della fazenda una torma di popolani sudamericani intona un canto rituale, nella tenuta padronale la famiglia Smith si raccoglie attorno al tavolo per il cenone natalizio, come non manca di ricordarci fastidiosamente la patetica grafica anni '90 inchiodata saldamente a piè di monitor. Sono, questi, luoghi di perversioni inconcepibili e narcotraffico galoppante, come ci dimostra subito il capofamiglia che si slancia in un intollerabile rap che decanta le qualità del dessert industriale destinato a diventare l'epicentro della serata. Il prodotto, apposto su una pleonastica stoviglia in candida ceramica, si presenta con una confezione in acetato pretestuosamente munita di predellino dorato, facendola assomigliare a un misto delirante tra una vasca da bagno vittoriana e un portacandela economico. Mentre cerchiamo di introitare questa serie di contenuti in evidente contrasto storico, stilistico e logico tra loro, a rincarare la dose appare la figura dell'anziano maggiordomo che da altre fonti ho appreso chiamarsi Arturo, vestito di livrea bianca e servilmente compiaciuto della buona riuscita della cena. Esso porta in viso l'espressione rassegnata del lacchè che ha alleviato le sofferenze di infiniti ospiti dei gerontocomi, somministrando l'ansiolitico disciolto sulle palline di gelato e spacciandolo per sciroppo di amarene. È un incubo, è inquietante, non è possibile, ma invece accade, Arturo precisa i suoi intenti sottolineando con parole inutilmente enfatiche la digeribilità del prodotto, facendoci sospettare che l'intera famiglia soffra di un qualche tipo di intolleranza alimentare ereditaria, dato che tutti applaudono in modo disarmante, e successivamente, in pochi secondi che sembrano durare un'eternità, con un misto di sguardo sadico, affettazione, tono mellifluo e tempi di dizione scentrati, enuncia il più viscido "Buon Natale" dell'intera letteratura multimediale. C'è davvero qualcosa di profondamente sbagliato in tutto questo spot, una malignità sottostante che sortisce gli effetti più deleteri del pessimo gusto usando elementi che presi singolarmente avrebbero anche potuto portare alla semplice insignificanza. Una vena acida da psicofarmaco percorre come un brivido ogni piano sequenza, il sangue si ghiaccia nelle vene al cospetto di un visionario manifesto della senescenza, ordito da un'italianissima Ferrero che cerca disperatamente di esotizzare nome del prodotto, location e commento musicale facendoci rimpiangere amaramente non solo il Natale ma anche di essere stati dotati dall'evoluzione dei cinque sensi e di una sinestesia matrigna. Con la minaccia finale "A casa tua, a Natale" si aggiudica istantaneamente il Premio Peggio del Peggio.
14/12/08
Natura Matrigna
Pubblicato da
tvsintegro
alle
11:10
Etichette:
alimentari,
famiglia,
natale,
premio peggio del peggio,
vecchi


Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento