06/05/09

Devastante panspermia d'oltralpe

Se fino ad oggi avete pensato che la Sacra Rota fosse un istituto della Chiesa Cattolica utile a gestire le separazioni coniugali, dovete ricredervi: da domani potrebbe diventare il nome di un nuovo settimanale dedicato ai motori. Sorbitevi anche questo facile gioco di parole e rendetevi conto che per giustificare l'acquisto di una monovolume a 7 posti (per tutti coloro che non sono dei batteristi) l'unica è aver fatto e disfatto famiglie, in un paese a crescita zero come il nostro. Il premuroso padre pilota dello spot si dimostra una figura davvero impraticabile, esemplare che unisce all'incoscienza del vitellone sconsiderato un surreale amore per il trasporto continuativo dei frutti dei suoi superficiali accoppiamenti. Bimbi turbati affidati alla madre, ricorderanno il padre come una sorta di alternante tassista determinato a riprodursi indistintamente in questo o quell'utero come un prione maligno privo di sistema nervoso centrale. Verrebbe voglia di dire che, finalmente, si riesce a vedere su schermo qualcosa di un po' diverso dalla famiglia italiana standard, un'alternativa al solito indigesto quadretto che invariabilmente osserviamo discendere dal retaggio di una cultura post-agrario/bigotto/tecnocratico/medievale in animazione sospesa alla quale nessuno ha ancora avuto il coraggio di staccare i fili. Dal vapore di un'ininfluente crisi dell'istituzione matrimoniale si è condensata la spremuta di vitalità presentata nello spot, sostenuta da un tristo figuro di fantasia che assolve con inverosimile entusiasmo ad una presenza parziale nelle famiglie fallite che si è lasciato alle spalle come una lunga scia di disagio, lacrime e sangue. Questo fenotipo dall'espressione sbarazzina ha il compito di sdoganare un pizzico di provocazione riguardo all'arretrato modello di famiglia ideale che all'alba del terzo millenio ancora alberga in alcuni primati che muniti di giacca e cravatta si permettono di confrontare i loro pregiudizi, gusci di noce nell'irrequieto oceano della storia e dei mutamenti sociali, con presupposte leggi di natura. Si va per gradi, i tempi non sono ancora maturi per suore lesbiche giapponesi che facendo sesso in una Smart dimostrino quanto sia spaziosa, salvo pentirsi all'apparizione del viso di un Nazzareno-Godzilla nel parabrezza appannato dalla loro passione. Per il momento accontentiamoci di un padre un po' galeotto al quale vanno a contrapporsi gemelli modello opportunamente abbigliati con divisine da calcio patriottiche, una bimba prodigio che frequenta un corso di danza classica in modo decisamente più precoce delle sue compagne, e un più realistico fanciullo che avendo intuito l'inconsistenza del genitore decide di fuggire dalla realtà ascoltando black metal svedese a tutto volume, salvo trovare un'altra e più violenta valvola di sfogo antisociale. Purtroppo nella sceneggiatura dello spot serviva anche un punto esclamativo, e così, per la gioia degli yankee, sul sedile posteriore spunta fuori persino un negretto, gettato alla rinfusa sulla scena come una posticcia statuetta da presepio sul muschio, a portare un po' del dibattito sui migranti (attualmente, ma soltanto attualmente, a senso unico) nell'abitacolo della monovolume del cliente di larghe vedute. Volevate fare pubblicità e contemporaneamente critica sociale? Ma allora usate SOLO attori neri. Già sapete che le Pantere Nere verrebbero a spaccarvi le ossa? E allora impicciatevi solo della vostra società plutocratica e senz'anima. Voglia di cambiamento, ma sotto controllo, a costo di semplificazioni e paternali. Voglia di sentirci parte di qualcosa di più grande di noi, anche se frequentiamo istituzioni già in frantumi da tempo, o alle quali ci concediamo per pura e semplice inerzia. Non è Renault a fare spazio a tutte le famiglie, sono le famiglie ad essersi trasformate in un concetto talmente sfumato da non meritarsi neanche l'antico rispetto bigotto che veniva loro tributato. C'è un po' da applaudire e un po' da lavarsi le mani per averlo fatto.

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