20/06/09

L'essere umano vive di più, con...

Listerine torna all'attacco con il suo clima a metà tra videogioco e sani istinti guerrafondai, colonne sonore altisonanti e computer graphics a profusione, mentre la protagonista, che porta una canottiera e i capelli raccolti come Lara Croft, si gode fino in fondo tutti gli inquietanti risvolti psicologici riguardanti l'immagine di questo prodotto. Dal packaging ad angoli squadrati, romanico e imperioso, al colore viola del colluttorio, inconsueto e quasi contronatura dato che i colori cianotici contrastano con i nostri istinti alimentari, meccanismo che ci mette al riparo dal consumare carni in via di putrefazione, non è difficile immaginarsi gli ideatori di questo spot come un team di disadattati che preferirebbero di gran lunga aggiornare la loro scheda video piuttosto che darsi ad un'eccitante notte di sesso. La prosodia del voice-over paragona in modo grottesco l'essere umano ad una lavatrice, consigliando di "aggiungere" il colluttorio alle altre cure dell'igiene orale, scimmiottando vagamente gli spot degli anti-calcare. E le scene che seguono confermano tragicamente questa visione deterministica dell'organismo umano. Gli inevitabili omini del pit-stop turbinano tra gengive e palato con un impegno da supereroi, lo stesso che viene richiesto all'utente quando appena risvegliato deve sopperire all'avvelenamento da zuccheri strutturale portato avanti da efficienti e impuniti businessmen dell'industria alimentare. Viene sempre da pensare questo, quando qualcuno ritrova antichissimi crani dei nostri progenitori dalla dentizione perfetta. La detonazione simbolica del presidio medico sembra fatta apposta per avallare l'istinto compulsivo del consumatore, desideroso di una liberazione definitiva, un tasto salvifico da schiacciare con veemenza sul joypad per ammazzare il mostro finale da ultimo livello. L'amore per l'elencazione numerica dei benefici espressa in cifre all'interno di un cartiglio dal sapore hi-tech, il flacone simile ad una ricarica dell'olio per auto, il turbinio da lavastoviglie arginato dalle nostre arcate dentarie, lo zinco cloruro, i supereroi, tutte queste suggestioni hanno una forza tale da non limitarsi a gratificare gli animi più esagitati, ma da arrivare a contribuire attivamente alla trasformazione del vostro lavello in una solida piattaforma repubblicana. Alla cura totale che si vorrebbe intrapresa dal nome prodotto, viene da aggiungere un nostro addittivo critico: vorremmo che Johnson & Johnson realizzasse finalmente il suo fottutissimo action-movie con bombe vere e spargimento di sangue, e ritirasse le sue truppe dalle nostre bocche. Non per antimilitarismo, si badi bene, che un domani potremmo avere bisogno di SWAT specializzate nell'eliminazione del cerume, ma perché fa pena vedere una scuderia di grafici scalpitare con evidenti manie di grandezza, dimostrare comprovate qualità professionali, e saperla costretta a vendere l'anima al diavolo. Un lungometraggio, subito, va bene anche una produzione italo-americana in cui vengono ridoppiati anche gli attori nostrani per pura fonogenia, una pellicola che durante la visione ci lasci sgranocchiare i nostri popcorn in santa pace senza troppi psicodrammi, con quei gusci di cheratina che restano per giorni tra gli incisivi.

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