12/06/09

Mulino Salvation

E così, mentre viene annunciata la trasmissione di una nuova serie di cartoni animati intitolata The Goodes, satira agrodolce sulle famiglie ambientaliste e fricchettone che con l'elezione di Obama avranno probabilmente avuto la stura, negli States, il biscotto italiano per eccellenza cerca di adeguarsi ai tempi proponendo i soliti scenari bucolici, ma con qualcosa in più. Sì perché l'ambientalismo radical chic di Mulino Bianco deve odorare di progresso e tendenza, e non del concreto letame con il quale vieppiù il contadino concima campi che daranno poi alla nazione quel grano che va proprio a sfamarci con patriottismo. Smantellata la vecchia abitazione della Valle Felice, il logo del Ministero dell'Amore Barilla diventa un crop circle disegnato su un campo di grano trebbiato di fresco, la calcina dei ruderi utilizzata per biancheggiare direttamente il suolo mentre per il rosso del tetto è bastato il sangue di qualche capo di bestiame. È inspiegabile come quei moncherini di spighe possano costituire un valido luogo di campeggio, puntiti e dotati dalla natura della rigidità sufficiente a perforare qualsiasi coperta da pic-nic politicamente corretta. Ma nonostante tutto nella Valle Felice i bambini iperattivi sorridono e scorrazzano all'interno del perimetro di una famiglia che è il sogno di ogni hipster. Sia padre che figlio portano variopinti pigiami a righe che andrebbero bene a Kurt Cobain se fosse ancora vivo, la moglie è bionda e stuzzicante come carica d'alleggerimento alla solennità del rapporto coniugale, la bambina che apre lo spot con un'improbabile comunicazione al confessionale mostra quegli occhi di un azzurro glaciale che fanno sognare un Quarto Reich. In questo mondo da cartolina non è più l'impossibile proiezione oleografica della famiglia italiana, gradita solo a chi si sottopone volontariamente all'elettroshock televisivo, a dare scandalo. Non i campi di grano, i fiorellini, i figli belli e le scene di risveglio, che operano un'impossibile tributo a dei buoni sentimenti dei quali neanche con una campagna multisoggetto da far paura alle compagnie telefoniche Barilla può pretendere di diventare endorser ufficiale. Quello che fa incazzare il telespettatore medio è che l'auspicabile ritorno all'età dell'oro, all'urbe condita attorno al corso d'acqua dolce, l'agricoltura non latifondista, il vecchio appoggiato sul bastone che prevede il tempo dal dolore dei propri reumatismi, tutte queste cose hanno un pericolosissimo effetto collaterale: il mangiar bene. Via, l'istinto femminile, circondato di verde, cieli azzurri e campi di grano che stormiscono al vento, porterebbe qualsiasi madre a sperimentare in cucina e ad aggiungere motivi d'orgoglio al proprio stile di vita da decrescita del PIL, sfornando autonomamente vassoiate stracariche di biscotti e torte fatte in casa. Il biscotto mainstream toppa di brutto se cerca di metterci un po' la coscienza a posto inneggiando ad una Natura materna, quando il suo impasto viene tormentato da pale meccaniche delle quali un ingegnere ha progettato l'angolo di attrito per ottimizzare la produzione. Risulta quindi condannabile sia l'abbinamento natura / biscotto seriale, sia il sillogismo per cui sarebbe possibile fare a meno dell'industrializzazione per sfamare masse che difficilmente potrebbero permettersi di procacciarsi il frumento armate di falce fienaia, impegnate come sono a pagare le bollette in posta viaggiando su scooter diesel. Barilla è contro-natura, che l'industria mostri il suo volto d'acciaio e scelga Terminator come prototipo di testimonial e pasticciere meccanico, oppure si arrenda al mattarello delle vere casalinghe verdi, che quei biscotti non li comprerebbero neanche a pagamento.

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