12/10/09

Mucca artificiale

Quale sia il sottile limite tra dolciume di conforto e sostanza psicotropa è un tema interessante, e la vicenda raccontata da questo spot non ci aiuta a chiarire questo dubbio. Invertiamo la cronologia dello storyboard e il colpo di scena finale svanirà in una narrazione inquietante: abbandonata nella vasca da bagno una casalinga, truccata e pettinata con cura, smangiucchia del cioccolato addentandolo direttamente dalla confezione. Nonostante questa sia aperta non è possibile vedere i resti dell'incarto nei pressi, e c'è quindi da pensare che la giovane abbia aperto la stecca in cucina, l'abbia poi appoggiata sul lavandino accanto agli spazzolini da denti e alle lamette da barba, e infine, dopo essersi spogliata voluttuosamente, si sia inabissata nel bagno schiuma reggendola in mano con un certo equilibrismo. Quello che segue è un effetto dichiaratamente onirico, o allucinogeno, causato dalla incredibile bontà del cioccolato: catapultata in un un mondo di fantasia, la consumatrice si ritrova a navigare con una barca senza remi o motore in acque tranquillle ed eccessivamente azzurre, una fastosa cornice naturalistica la serra in uno scenario perfetto con tanto di farfalle telecomandate, la trasposizione simbolica del piacere alimentare viene nobilitata dalla presenza di un arco alpino assortito, ma tutti questi elementi non riescono ad oscurare un dato di fatto: la donna è sola, il piacere viene fruito in modo solitario e consolatorio, e per quanto le conseguenze possano apparire desiderabili, per quanto la musica possa essere carezzevole, per quanto il design dell'imbarcazione possa essere radical-chic, il risultato complessivo è quello di un paradiso artificiale alienante non dissimile da un trip tossicologico. Mentre orde di addetti alla computer graphics si sforzano di far passare il consumo del prodotto per un'innocente acquisizione di piacere personale, gli stessi scenari gridano vendetta e nonostante l'escamotage dell'anticlimax, che vede nel cinguettio robotico il campanello d'allarme che fa tornare alla realtà, la pesantezza della premessa non cambia di molto. Affamati d'evasione i telespettatori usano un alimento per un viaggio della coscienza de-culturalizzato fortemente bisognoso di un retroterra giustificatorio, in quanto generato dalle budella meccaniche di una sconosciuta Fabbrica di Cioccolato nella quale Johnny Depp, traumatizzato da un'antica carenza affettiva, vive l'isteria di una compensazione emotiva irraggiungibile che si dirama negli esperimenti più tentacolari. Anche se smettere di sognare è impossibile, l'utente potrebbe indirizzare la propria immaginazione verso orizzonti più desiderabili, se solo riuscisse a vedere nella libertà di pensiero un valore superiore al piacere momentaneo, una condizione più conveniente dell'anestesia a ciclo continuo. Scevro dall'incubo di esperienze in vendita con prezzo al dettaglio, potrebbe vedere con occhi diversi quel volatile, limine incarnato tra conscio e subconscio, fastidioso richiamo alle esigenze del mercato, e potrebbe assestargli una manata violentissima tra scintille e meccanismi ad orologeria degni degli automi di Efesto, rimandando al deforme mittente quell'automa ormai massacrato, in un gesto d'avvertimento e di doverosa affermazione territoriale.

9 commenti:

l'imparlabile scriversi ha detto...
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l'imparlabile scriversi ha detto...

Grandi! Sempre in agguato !!! Che piacere seguirvi puntualmente!. Sarò fiero del primo commento...Come al solito cogliete e divulgate con superba intenzione lunghe riflessioni e illuminazioni sul massacro celebro/pubblicitario/visivo che quotidianamente in modo + o - consapevole da parte delle parti in causa, investe i nostri 5 sensi. Concordo pienamente questa nuova vostra analisi dello spot Milka, davvero centrata, come sempre, dal vostro genio analitico, creativo e più che mai attuale. Complimenti, empatia a fiumi e sincero sostegno alla vostra attenta ricerca. PS: c'è un errore in fondo nelle ultime righe dell'articolo: "limine" al posto di "limite" --- inoltre mi permetto una piccola critica costruttiva: A volte trovo i vostri testi "ridondanti" ed eccessivamente "verbosi", cioè sovraccarichi (...magari volutamente...) di tensioni grammaticali e metafore, aggettivi progressivi prolungati eccc..quindi riflettete, magari, sull'efficacia della sintesi e della semplicità dei periodi grammaticali, che alleggeriti un pochino di sovrastrutture immaginifiche, sarebbero più diretti e comprensibili, più leggeri e intenzionali. BACI A TUTTI - Vi seguo sempre con gioia. Danilo DiPrizio

tvsintegro ha detto...

Ciao Danilo ti ringrazio molto per il supporto, e spero di corrisponderlo nel modo più appropriato pubblicando al più presto l'analisi di un nuovo spot ;). Sul termine "limine" mi sono azzardato a usare il termine che viene dal "limen, -inis" latino e che significa "soglia". Più conosciuto il termine "subliminale" che descrive la soglia della percezione cosciente. Per quanto riguarda la forma scritta, sicuramente non brilla in quanto a sintesi. Non sarebbe onesto affermare che sia un tratto stilistico completamente voluto e pienamente sotto controllo. Una paratassi concisa e calzante sarebbe lo strumento ideale per comunicare certezze, ma la degenerazione fantastica, spesso presente nel testo, più che comunicare giudizi assodati vuole fornire suggestioni, punti di vista, informazioni. L'efficacia comunicativa della suggestione, insomma, è un'arma a doppio taglio anche per chi la usa a fini di critica. La forma contorta è una sorta di anti-trust tecnico che tiene alla larga dalla presunzione di fornire chiavi di lettura univoche. Non a caso il vero punto chiave di tutto il lavoro proposto non è una spinta censoria che demonizzi il mezzo televisivo (o l'entertainment in generale) e ne auguri la scomparsa o la messa al bando. Il punto è cercare risorse interiori per contrastare una pressione esterna, al fine di vanificarla, e come sempre anche se i problemi sono universali le soluzioni sono individuali. Molti addetti ai lavori del mondo della comunicazione sono perfettamente consci di quello che fanno, hanno una preparazione tecnica, titoli di studio, nonché un vero talento, e probabilmente scrivono relazioni ben più contorte dei miei commenti sui loro stessi spot. Per quanto forma e contenuto possano essere slegate, sento che la dispersività sia un elemento essenziale della critica, serva a decontestualizzare, cambiare i presupposti, magari divertire, al fine di spingere il singolo a farsi un'idea. Farò in ogni caso attenzione a non esagerare :D. Grazie ancora e buon lavoro!

l'imparlabile scriversi ha detto...
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l'imparlabile scriversi ha detto...
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l'imparlabile scriversi ha detto...

Certo...immaginavo, capisco il vostro intento più o meno voluto. Ad ogni modo condivido e sento l'uso di para/linguaggi e immagini retoriche suggestive e a questo punto direi pure surreali. Sarà che in questo momento amo le espressioni minimali, ma questo è solo un punto di vista personale e relativo. Dunque grazie intanto per la vostra immediata risposta. Bella l'immagine del "Limen", anche oggi ne ho imparata un'altra nuova! Il limite e la soglia del cosciente, bene, mi viene in mente il mito simbolico, interculturale, del "Guardiano della Soglia"... A presto. DANILO DiPRIZIO www.danilodiprizio.com

cleo ha detto...

dal basso della mia esperienza mi permetto di dire che l'eccesso linguistico nelle demolizioni degli spot non potrebbe essere più adatto! E' stupendamente arzigogolato come lo sono i concetti nascosti nella pubblicità demenziale del nostro tempo. Non cambiare, ti prego! E gustosissimo da leggere, e accentua il grottesco della descrizione..

Gianmaria Carneri ha detto...

mi aggiungo nel sostenere il tuo (vostro?) linguaggio labirintico... anche perchè seguire le indicazioni di Imparlabile sarebbe un po' come trasformare i tuoi post in spot (a che l'anagramma sia!)

l'imparlabile scriversi ha detto...

Carissimi...piacere della discussione. Ma chi ha mai detto di cambiare qualcosa a qualcuno? Ho solo espresso un punto di vista personale. Qui tutti rispondono come se la mia critica era volta a voler cambiare il tipo di linguaggio "labirintico immaginifico grottesco", proponendone un altro radicalmente "asciutto, diretto e alla portata di tutti". Sembra che voi pensiate quasi ad una proposta di un'alternativa opposta, ovvero quella di un linguaggio da "SPOT" come dice GIANMARIA. Ebbene, se siete così giunti ad interpretare il mio spunto di riflessione come un possibile invito ad un "cambiamento" drastico di una forma testuale, vi dico: ecco che tra le due estremità che VOI vi siete già creati e immaginati c'è senz'altro l'equilbrio della forma e della sintesi, su cui invitavo a meditare semplicemente. Sintesi intesa come ricerca e indagine creativa, e non come "opposizione" o "censura", "limite" o addirittura "antitesi" di una determinata realtà: POST versus SPOT


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