15/12/09

Presepio telematico

Accasciati al suolo dopo un devastante urto contro un autotreno carico di nuove autovetture da consegnarsi ad uno sconosciuto concessionario, al successivo calo di pressione per emorragia interna potrebbero apparirvi visioni dettate dal sopravvenuto stato di shock. Quell'assicurazione che abbiamo fatto telefonicamente, certo, ci aiuterà a superare il momento, e quel SUV blindato che penzola dal parapetto in acciaio non ci precipiterà addosso, se abbiamo sufficiente fiducia nei simboli dai quali siamo pervasi. L'apparecchio telefonico, munito di quell'appeal un po' retrò che premia la cornetta a design organico, si è munito di ruote che oltre a ricordare al cliente l'automobile da assicurare obbligatoriamente per responsabilità civile (mezzo di trasporto ormai in fiamme al centro della carreggiata) danno anche un'idea di dinamismo che riguarda la telematica: veloce come il pensiero, la conversazione telefonica ci solleva dall'incombenza di recarci direttamente presso una sede fisica dell'ente assicurativo, lodevole applicazione della tecnologia che permette di abbattere i costi e (chissà) fornire un servizio decisamente più razionale al cliente. In linea di principio l'idea è benefica e meritoria, e segue il trend della smaterializzazione dei beni e delle relazioni, unico risvolto rivoluzionario di una globalizzazione che sogna ancora un presunto progresso tecnologico fatto di mozzarelle di bufala che sfrecciano ai 300 all'ora su onerosissime linee ferroviarie ad alta velocità. L'immanenza della RCA fa bella mostra di sé nella sequenza episodica che vede i poveri umani formicolare attorno al massiccio totem auto-telefonico, impegnati di volta in volta in buffe casistiche che fungono da utile didascalia esemplificativa per i concetti esposti dal voice-over. Tutte gag divertenti salvo una: sulle parole "risparmiare è un gioco da ragazzi" il bambino simula un funesto incidente tra due automobiline giocattolo, ma che ci possiamo fare, l'inevitabile zampata pessimistica, per quanto dissimulata, è il leit motif del marketing assicurativo; ci spiace solo che i secondi successivi siano stati tagliati, e non si vedano i morti giocattolo, perimetrati dalle consuete sagome in gesso, giacere sul tappeto rosso in attesa dei rilevamenti del medico legale giocattolo. Le feste portano ottimismo e Directline si sbilancia nel ricavarsi uno spazio tra panettoni e profumi di lusso per avvertirci che sarà lei a farci un regalo con una promozione speciale, nel caso in cui noi ci regaleremo i suoi servigi. Il fil rouge della transitività è ciò che scongiura la dissonanza tra un servizio essenziale e il periodo natalizio, valido alibi per l'acquisto di regali tanto più appaganti quanto più squisitamente frivoli. È sempre e solo questione d'abitudine graduale: queste parole avranno poco senso una volta compiuto il ritorno alle tessere annonarie e ai cartocci senza logo di etti di zucchero e caffè spacciati sottobanco al mercato nero. Sgradevole la caduta di stile finale, l'augurio diretto all'ascoltatore, una sorta di smisurata fiducia pre-industriale che vuole l'azienda tutta d'un pezzo e moralizzata secondo un melenso principio di buon vicinato da dissociazione mentale: valiamo perché siamo belli, bravi, buoni, gentili con bambini e prodighi di bocconcini per quei vostri animali domestici di piccola taglia ai quali in privato mugugnate nomignoli imbarazzanti. Addirittura grottesca la presenza dei due sposini sotto alla nevicata digitale, viene da domandarsi se il bue e l'asinello, lasciati fuori campo unicamente per un rinsavimento in extremis del regista, stiano danneggiando la scenografia a suon di potenti zoccolate, eccitati dal colore rosso delle pareti. Ma queste sono soltanto immagini che hanno attraversato la vostra mente prima che arrivasse l'ambulanza, ora potete stare tranquilli nell'imbottitura di seta a raso, mentre una musica d'organo vi circonda e una voce accorata sembra leggere un passo dalla Lettera agli Efesini. Ah dimenticavo, vi eravate ricordati di assicurare la vostra anima?

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