16/12/09

E se ti dico di buttarti a fiume?

L'energia dell'errore supera qualsiasi consapevolezza, e così capita che all'interno delle argute ambivalenze che si vorrebbero, nell'economia di valori di uno spot, consapevoli e funzionali, si possano rinvenire le discrasie tipiche dei sistemi di credenze sospettamente autoingerenti. Mettendo da parte la fortuita coincidenza tra la denominazione dell'azienda ed il "frutto del peccato" simbolizzante l'offerta, oggetto a sua volta strozzato in un'ulteriore metafora visuale a forma di rubicondo addobbo destinato a subire la stessa sorte del simbolo progenitore nel suo venire azzannato, ci piace leggere tra le righe la potenza del rito santificatorio confermata dal suo magistrale effetto collaterale, l'istituzionalizzazione dell'inosservanza, la superba polarizzazione dicotomica e aprioristica, la quadratura del cerchio che riconduce le spigolosità della debolezza umana a principi cardinali biologici e ampiamente prevedibili, il Nastro di Möbius che concilia gli opposti ma che si ritrova tragicamente costretto a fornire, assieme alla trascurabile indicazione positiva che potremmo sommariamente rubricare come "virtù", il vero motore del marketing spirituale occidentale: il peccato. Nessuno si stupisca se alla cornucopia natalizia qui rappresentata da un'avvenente consumatrice a caccia di prodotti di bellezza, utile rimedio vivificatore per le austerità del periodo invernale, verrà poi contrapposta, in primavera, l'efficace meccanismo colpevolizzante della Pentecoste, fatta di narrazione tragica, centurioni sadici, nascondimento del feticcio cruciforme, total recall pasquale che come un buon thriller ripreso ai piedi del Golgota alterna violenza, tradimenti, e intrighi, culminando con gli special fx finali. Si può solo prendere atto della cristallina strategia dogmatica mirabilmente riassunta dall'episodio dell'Albero della Conoscenza, concupito dalla mamma del genere umano, nell'Antico Testamento, e approcciato da una stratosferica mora in sottoveste, nella sparuta replica commerciale voluta da repressi trasgressivi qualche migliaio d'anni più tardi: il rubacchiato possesso del libero arbitrio ha annichilito la possibilità che l'uomo possa accedere direttamente al divino, e non solo perché il master of puppets celato dietro al tetragramma ci viene raccontato come severo, pedagogico e vendicativo. Non perché alla maggioranza dei credenti serva davvero un principio metafisico sul quale fondare le proprie sicurezze, una riserva di "verità" accessibile solo ad intermediari ai quali rivolgersi nel momento in cui le proprie energie risultino insufficienti. Ma perché una comprensione così profonda delle istanze dell'uomo ha fornito un'invidiabile passpartout psicologico a chi è stato in grado di fiutare l'affare: poco conta per il fedele se un intero pezzo di aldilà (nella fattispecie il Limbo) venga cancellato con un colpo di spugna dalla burocrazia ecclesiastica in epoca contemporanea, visto che al singolo viene fornito già un tipo di counselling individuale, mirato, identitario, stabilizzante, funzionale ed utile nel quotidiano, a prescindere dal vetusto mezzuccio estorsivo del bonus/malus post-mortem usato per impressionare i più pavidi. La casalinga in vena di farsi bella e magari di cornificare pure il marito, grazie a quello smagliante rossetto in offerta, abbocca alla cifra scritta in grande, il 50% cubitale (e che leggendo l'informativa si scopre valere solo per spese superiori ai 400 euro) così simile al "poi ci pentiamo!" usato come argomento definitivo dal Melandri in Amici Miei, a coronamento finale di un impegnativo corteggiamento rivolto ad una ritrosa parrocchiana apparentemente insensibile ad ogni argomentazione mondana. Ceduta in blocco la responsabilità delle proprie azioni ad un buco nero mitologico che ingloba bene e male, quel libero arbitrio fatto di contraddizioni passa dall'essere una questione personale ad essere bustarella concessa al racket della consapevolezza, e giocoforza la cosa non si ferma al mondo delle idee. L'avidità umana ha avuto tutto il tempo, oltretevere, per realizzare un impero economico che possiede un quarto del patrimonio immobiliare italiano, ha accesso diretto al condizionamento dei più giovani tramite la presenza nelle strutture scolastiche, usufruisce di agevolazioni e possibilità contributive facilitate da parte dei cittadini, fa insomma tutto quello che farebbe una religione di Stato, con l'imbarazzante contraddizione di non essere più ufficialmente tale. A voi la scelta, lasciarvi tentare dal fifty-fifty pascaliano e ricevere il buono sconto alla cassa, o gettarsi in Arno come l'architetto Melandri, una volta scoperto che quella destituzione razionale tanto concupita era molto più a buon mercato di quel che sembrava, e forse è meglio salvare i propri preziosi cimeli, prima che lo scorrere del divenire tutto porti via con sè.

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