08/02/10

Qualcuno volò sul nido del culo

Uno dei più difficili compiti di qualsiasi pulsione critica, sia essa circostanziata o ingenua, egualitaria o faziosa, programmatica o incidentale, è quella di sapersi fermare in tutti quei casi in cui venga raggiunta una qualche tipo d'eccellenza, in sintonia con quella considerazione di Oscar Wilde che addita come imperdonabile non il fatto di compiere i grandi mali, ma di non compiere nulla di cui si possa parlare in modo interessante. È in questo modo che, come frastornati aeropittori sopravvissuti ad un atterraggio di fortuna, dobbiamo sì raccogliere le macerie della nostra povera psiche deturpata, va sì compiuta una benefica procedura di triage, ma vanno anche riconosciuti, tra le pieghe di una perversione contraria alle istanze di qualsiasi individuo, i palesi indizi di un grande capolavoro dell'orrido. La nascita, il più toccante degli episodi della vita, viene idealizzata e rappresentata da un bambino indiscutibilmente vivo appollaiato tra i nembi. Perfettamente formato, supera abbondantemente la morfologia del neonato di molteplici mensilità: sorride, staziona seduto, reagisce al movimento degli oggetti attorno a sé, e in particolare all'arrivo di una cicogna cibernetica che lo avviluppa colpevolmente nella carta igienica reclamizzata. Se possiamo tollerare l'idea di un'eccezionale gravidanza durata oltre misura, l'entrata in scena di una seconda bestia antropomorfa a pochi secondi dall'apertura con mascotte iniziale ci lascia subito spiazzati. Increduli ma già sulla difensiva, riusciamo a sostenere la spudorata enfasi romantica di un arpeggio di pianoforte e l'avanzare delicato ma inesorabile delle argomentazioni della voce narrante: mentre il bambino di sei chili per un mero scherzo del destino riesce a non perforare il cirrocumulo terminando in mare aperto, siamo tentati di farci catturare dalla poesia dettagliata delle immagini, dalla compiutezza del paesaggio, siamo persino disposti a perdonare. Ma scritte informative in font bastone scorrono su un festone di cellulosa, spostando l'ago della narrazione in direzione burocratico-ospedaliera, salvo degenerare, ormai fuori controllo, nella più scabrosa e diretta rappresentazione della parte anatomica deputata al consumo di Foxy. Già messi al tappeto da questa impossibile emulsione di epidermiche metafore visuali, infantilismo zoomorfo declinato in un pasticcio stilistico di cartoon e iperrealismo, nudità femminile gratuita (per quanto blandamente panneggiata dal rotolo vivente), decretiamo di seppellire noi stessi sotto alla pietra tombale dell'incredulità all'arrivo del colpo di grazia finale: appezzamento verdeggiante fuori porta, rustico ristrutturato ricoperto da graziose edere secolari e triade familiare stilizzata in luce di tramonto. Se solo quella cicogna avesse avuto un vero apparato digerente sotto al piumaggio renderizzato in Maya, i genitori l'avrebbero ringraziata offrendole del bacon alla griglia, accendendo il fuoco con vecchi giornali riportanti querelle parlamentari su pacs e dico ormai perdute nell'oblio di un passato analogico. Come una mosca nell'ambra questa ributtante orchestrazione di fantasie e perorazioni disfunzionali resterà a testimoniare lo spirito del tempo. Gli acquirenti, analfabeti emotivi e sostenitori bigotti del nucleo familiare in salsa ecologista, necessitavano di queste suggestioni favolistiche per edulcorare esistenze turbate dall'imperfezione di un tubo di scarico, ma anche del posteriore di una bella donna che facesse alzare pressione ed attenzione. Come punto morto inferiore di tutte le retoriche causate dall'abbattimento dei confini nazionali dei mercati, i Neanderthal, per grazia del Signore, periranno affogati nei marosi di sistemi di valori terribili e utilitaristici (in teoria da loro stessi sostenuti). Dall'una tantum per ogni nuovo pargolo, lanciato con lo stesso spirito etico di un incentivo alla rottamazione, al controllo delle nascite. Dai cartelli monopolistici cammuffati da libera concorrenza, al vero libero mercato. Dai cieli azzurri dell'ideologia spazzatura ad uno spazio aereo controllato da Mig con motori a reazione che, nel superare con uno schianto il muro del suono, inceneriranno volatili di passaggio e imbarazzanti parabolette consumistiche.

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