L'idea di prendere oggetti quotidiani e percuoterli in massa, creando coreografie apparentemente alla portata di tutti ma dotate del sufficiente appeal musicale per poterci fare comunicazione, viene ciclicamente riproposta, e a occhio e croce direi da quando un gruppo inglese di percussionisti/acrobati/ballerini chiamato Stomp ha preso quest'idea per crearci dei veri spettacoli teatrali. Così non passa stagione che questa mega cazzata non ritorni, per carenza di idee e dovendo suggerire la visione di una moltitudine di giovani desiderosi di vendere l'anima a una birra piuttosto che a una tentacolare compagnia telefonica, e che, incapace di articolarsi con vere espressioni creative e troppo pavida per darsi ad azioni di teppismo organizzato, si limita a sbattacchiare oggetti in sincrono. Mi cascavano le palle ogni volta che in Fame qualcuno cominciava a cantare e il resto dell'istituto reagiva con una velocità sorprendente, suonando strumenti apparsi dal nulla, ciascuno con l'entusiasmo isterico di chi ha appena vinto alla lotteria la cifra che gli permetterà di risolvere un debito con uno spietato strozzino. Giovani dai vestiti colorati ammiccano disciplinatamente per le strade, ben disposti ad aderire al temporaneo concetto di coesione sociale nato dalla mente di un animatore turistico che se ne sta fuori campo a coordinare l'azione con ampi gesti da mandriano. L'adolescente strafatto di ecstasy cerca proprio questo tipo di Utopia ibiziana quando si agita in discoteche di cemento popolate da gusci svuotati come lui. Patetiche impronte di mano colorano il logo dell'iniziativa che si autodefinisce tribale, ma che invece di mostrare un bel rave nichilista con minorenni ricoperti di piercing sbatte i Beatles in sottofondo e proietta masse di ragazzini che fanno il verso all'America e, per i trenta secondi necessari a lanciare il prodotto, hanno una voglia di esistere al massimo delle loro prestazioni. Ho preso il mouse e me lo sono sbattuto in fronte per cercare di essere terzinato come loro, per riuscire a fare l'holly con lo skate e il canestro da tre punti, e compiacermi appieno del ruolo di retroguardia intellettuale, mettermi l'anima in pace, produrre, consumare, procreare e morire. Ma scomparsi i begli occhi dell'inquadratura finale guarisco dall'ottimismo guerrafondaio.
29/11/08
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