03/12/08

Cupio dissolvi con maionese per me, grazie.

C'è sempre qualcosa di nuovo da McDonald's, basta entrarci per capirlo e vedere il regalo sempre nuovo allegato all'Happy Meal. E non è vero che il cibo fa schifo, anzi. Mettetela come volete, probabilmente le accuse che vengono rivolte al prodotto sono soltanto congetture di chi è troppo affezionato alle teorie del complotto per concedersi un Big Mac. O forse hanno ragione, ma criticare un fenomeno così massivo equivale quasi sempre, e lo sarà sempre, nel mio caso, ad operare un'autocritica. Perché c'è soltanto una cosa di questo spot che fa scattare i veri campanelli d'allarme, e non lo riferirò alle intenzioni, o alla trasparenza di un'azienda, o al modo in cui tratta i suoi numerosi dipendenti influenzando il mondo del lavoro, o alle materie prime. Questo spot fa venire dei dubbi a me personalmente, che da McDonald's vado quando voglio scomparire nell'anonimato più totale, in quella sera in cui qualcosa non va, in quell'occasione in cui non si può invitare l'ospite altrove, in quel fugace incontro ai margini della socialità. Non è cibo, non è packaging, è un teatro quello in cui si mette piede. E l'azione più contraria che si possa svolgere al suo interno è fare della filosofia, anche se spicciola. La cura della cromia e delle luci che fanno balzare il prodotto alimentare fuori dallo schermo quasi tridimensionalmente, crea degli archetipi di panini, così perfetti che mai saranno veri quanto quelli dell'immagine, dice il pazzo nella battuta più famosa di Un giorno di ordinaria follia, ed è quello che mi fa incazzare, non il fatto che esista McDonald's ma che io gli attribuisca il dovere di spersonalizzarmi quietamente per riporre tutto, una volta finito di alimentarmi, sulla colorata tovaglietta di carta e gettarlo in prima persona nella spazzatura. I passanti continueranno a camminare anonimamente e grigi all'esterno e all'interno del punto vendita, non socializzeranno mai tra loro, esattamente come faccio io, e la realtà resterà colorata soltanto da qualche invenzione di marketing declinata negli ingredienti, nella grafica, e negli input emotivi elaborati con raffinatezza e strapotere commerciale da chi sta ponendo tutto sullo stesso piano. Chi distrugge la vetrina di un McDonald's è disperato, è un noglobal, è un antieroe in una tragedia già scritta, e il poliziotto di Genova, senza mandanti, è già posto come una pedina sul campo per colpire diligentemente persone a caso, sordo ad ogni evidenza, con occhi che guardano all'infinito. Io auguro comunque alla Vecchia Fattoria urbana in cartapesta di essere spazzata da un ciclone e alla coppia felice di finire schiacciata sotto al trattore, ma continuerò ad andare da McDonald's per trovarci il grigiore tanto agognato, quando non mi resta proprio nient'altro per farmi del male, per sentirmi niente, quando la speranza brilla come un neon ancora per un po' quando la corrente è stata tolta, gettarmi nell'immondizia assieme alle patatine avanzate e dire sì, così sia, un altro mondo non è possibile.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Come disse mia sorella: "non è in nessun mondo vero". vale un po per tutti gli spot.


View My Stats