24/12/08

Natale computazionale

Premo la barra spaziatrice mimando la terrifica nenia natalizia e scopro tramite Songtapper che la canzone usata come colonna sonora si intitola "The first Noel". Ecco dove può finire la tradizione musicale quando lasciate sacrali aule di schola cantorum si mercifica per dare uno spessore ideologico a una mozzarella. Uno scenario da blackout propone la silhouette di una città calata nell'emergenza elettrica per propugnare una visione da presepio, mentre l'unica impronta sonora sopravvissuta all'effetto fonoassorbente della nevicata è lei, la grande protagonista di sempre, la voce che abita nei nostri cuori e scaturisce dalla cima ventosa di una cella campanaria: la fede. La neve digitale non si sposta assieme all'inquadratura che scorre sul modellino eccessivamente contrastato, un impossibile Babbo Natale svetta sulla skyline che unisce tetti spioventi, cupole rotondeggianti di cattedrali, pini marini e rovine dell'Impero Romano, mentre nel cielo una deforme luna a carattere caseario biancheggia grazie a un'immane esplosione atomica fatta brillare appositamente per lo spot, grazie a vettori decollati da un cosmodromo russo. Gruppo Francia quasi tralascia il suo prodotto, anzitutto tesa a rievocare l'occasione che fa scaturire l'acquisto creando una cartolina che appenderemo alla nostra bacheca mentale percependo soltanto alla fine dello stimolo il colophon aziendale. Quasi fosse un dovere burocratico, un lascito, una lettera aperta al pubblico, ma in questo caso munita di chip monofonico e speaker miniaturizzato, con l'ardente batteria a pastiglia della fede a dare la necessaria energia comunicativa. La grande luce dell'evento non brillerà fino al momento stabilito da orologi mal regolati sul tempo sociale, l'occhio dello spettatore agogna gli ultimi dieci secondi salienti che lo separano dalla Natività, ignorando che è il computo degli anni ad essere arretrato di secoli. Come neuroni percorsi da una riverberazione di segnali elettrici che supera le singole modularità dei processi computazionali dando la sensazione di coscienza, i cittadini scontreranno tra loro bicchieri di cristallo esclamando sorridenti una parola che in giapponese significa "cazzo", un gesto scaramantico compiuto per scacciare il diavolo della lucidità con cospicui gradi alcolici, un'occasione di ritrovo per rassicurarsi vicendevolmente prima che l'immane luna di mozzarella del Gruppo Francia, colpita dai raggi solari, si sciolga tracimando nei vicoli in una molle alluvione che coglierà impreparati individui in preda a violenti postumi. Volere la luna non è mai stato così sbagliato.

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