Riflettere sul come ci rapportiamo alla tecnologia porta alle conclusioni più bizzarre, soprattutto quando, consci del fatto che molti campi di applicazione della stessa sono ormai troppo specializzati per essere territorio di una nostra conoscenza puntuale, rinunciamo non solo a capirla, ma persino ad arginare gli effetti deleteri a cui può portare un abuso del suo utilizzo. Babbo Natale scrive una lettera a se' stesso, cercando di comunicare con un mondo che lo disconosce, ma la fatina di Tim riesce a dargli nuova linfa vitale sfruttandolo commercialmente nei suoi spot. Ed ecco che una volta che l'idea di regalare pacchetti di credito telefonico come strenna natalizia prende piede, Babbo Natale potrà finalmente arginare la sua solitudine strappalacrime. Il problema è che il peso delle inquadrature e della commozione del personaggio non possono non far pensare ai nostri parenti più anziani. Quindi: regalati una possibilità di comunicare, o di non far sentire abbandonati i tuoi cari, davvero un bel messaggio, soprattutto per tutti quelli che amano telefonare durante un gioco erotico con il partner per dare nuova linfa a una libido ormai consumata dalla routine. Mi aspetto che dal vecchio impostore dello spot cada una lacrima sul viso, mentre penso a tutti gli sms inviati per non telefonare, a tutte le telefonate fatte per non incontrare, a tutte le mail inviate di notte per non avere una risposta in tempo utile rivelando la propria presenza online. Collegato ad una chatline per 364 giorni all'anno il nonno di tutti i bambini del mondo non avrà più nemmeno bisogno di inforcare la sua slitta per compiere eroicamente la missione preposta, il suo valore umano verrà smaterializzato così come le carte di credito hanno fatto con il denaro, e considerando che il Babbo stesso è già una finta mitologia, il livello di astrazione raggiunto è veramente notevole. Il frame dell'inquadratura si trasforma in una cornice vuota da appendere sulla parete della nostra coscienza, perfettamente ortogonale rispetto all'attrazione gravitazionale, ma ormai disfunzionale. È questa la vera malinconia della finzione pubblicitaria: campionare una realtà che vivrebbe benissimo di vita propria, per poi replicarsi indefinitamente indebolendo la realtà stessa e facendo del suo essere contenitore un contenuto, progettata, costruita e diffusa come una merce, ma che paradossalmente non viene venduta agli utenti finali ma al committente. La tecnologia ci divora, la pubblicità ci compra, non basta chiudere gli occhi per essere fuori dal gioco, quest'anno fatevi un regalo e distruggete tutte le lettere che avete scritto e non avete mai avuto il coraggio di consegnare. La libertà di non comunicare è un dono prezioso, la ciarliera ansia da prestazione del mercato inquina il nostro vissuto nell'assurda prestesa di trasformare l'Homo Economicus nell'unico modello di vita possibile.
20/12/08
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