06/12/08

Superstialimentazione

C'è da cospargersi, molto cristianamente, il capo di cenere e battersi il petto a veder ridotta la mitologia classica ad ennesimo porto di mare del citazionismo. Cupidi buoni per tutte le stagioni e generiche divinità barbute appartengono tanto al mondo pubblicitario quanto agli innumerevoli rimandi in cui è impossibile non imbattersi frequentando anche minimanente l'informazione, la letteratura, l'astronomia, o le radiocronache. Dobbiamo confessarlo tutti: in assenza di stimoli da parte di una modernità fin troppo user-friendly che della liofilizzazione delle idee fa un suo punto di forza dichiarato, incappare in un filmone mitologico anni '60 con colori sgargianti e distribuzione Medusa, o veder brillare gli occhi a un famoso letterato nel momento in cui riporta un aforisma tratta dalla mitologia greca per avvalorare una sua tesi, ci fa sentire, anche se solo per un breve attimo, profondamente orgogliosi di essere i discendenti ideali di quella classicità di cui ritroviamo frammenti sui libri di scuola, al cinema e nei videogiochi. Con la sufficienza accondiscendente che si può riservare a un'epoca profondamente altra in quanto definitivamente chiusa, attingiamo al repertorio classico un po' quando ci fa comodo, io per primo, sorridendo dei fegati squarciati di Prometeo, del cannibalismo di Crono sconfitto da Zeus, o dei Narcisi affogati, decretando con un'espressione ebete che quel mondo di fantasia può esserci, mal che vada, molto utile per comprendere meglio altri fenomeni grazie alle pittoresche metafore che esprime con spirito di superstizione animistica. Anche perché se fosse altrimenti potreste incorrere in qualche terribile maledizione dai risvolti splatter per il fatto di aver scovato la vera ambrosia distribuita in esclusiva a tutte le tavole dell'Olimpo. Siamo bigottamente spaventati da un diavolo di ispirazione giudaico-cristiana, e non ci rendiamo conto che le divinità antiche non avevano neanche bisogno della manichea dicotomia bene-male per esercitare il loro strapotere sui deboli umani, e che ben lungi dall'essere prive di vizi e capricci antropomorfi potrebbero, da veri bastardi, far tramutare in albero di nocciole chiunque di Ferrero Rochet si nutra, perché ha dimostrato di avere il cervello come una nocciolina di cui il dolciume è ricoperto. Oppure l'ignaro consumatore potrebbe essere destinato ad aver incollato addosso un abito vermiglio per il resto della sua vita, perché così era abbigliata la donna che raccolse l'alimento proibito. C'è poco da scherzare con divinità delle quali è impossibile confutare l'esistenza, così come è impossibile farlo per quelle della religione che statisticamente più indichiamo come nostra fede anche se non la pratichiamo, e che risuona come un ritornello nelle nostre vite quando nasciamo, ci sposiamo o spiriamo, non mancando di darci un brividino spirituale profondamente (ma a ben guardare inspiegabilmente, a meno che non si ammetta quale immenso potere abbia il condizionamento su di noi) sentito.

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