29/01/09

Falliti di tutto il mondo unitevi

È doveroso ringraziare questa marca di caffè per l'impegno profuso nel rubricare ogni possibile declinazione del fallimento umano ed averlo reso lampante e chiaramente leggibile grazie a personaggi chiave dell'immaginario collettivo. Dostoevskji avrebbe donato volentieri la sua mandibola alla scienza, se qualcuno lo avesse avvertito per tempo che nel futuro il pubblico letterario sarebbe stato turlupinato dall'advertising al punto di convincersi che l'immagine dello scrittore navigato coincide in tutto e per tutto con quella di un qualsiasi bellissimo della televisione, salvo alcune semplici apposizioni come un paio di occhiali da vista filiformi e una barba lievemente incolta, studiata trascuratezza che rende più credibile una vita mentale dietro alle ambigue sembianze di fotomodello. Ben lungi dall'usare rotoli di carta al posto di singoli fogli per non dover perdere tempo ad alimentare la macchina da scrivere, ed assecondare così un raptus creativo incontenibile, come si racconta facesse Kerouac, il fighetto di turno ci sorride con una voce ricca di bassi, animato da un compulsivo bisogno di dichiarare che scrivere per lui è un piacere, sia mai che soldi, successo e ruffiane reperite lungo la strada possano turbare il suo animo stoico e teso a vigilare sulla verità del mondo per restituirne una trasfigurazione letteraria a costo della vita stessa. Se un tempo lo stile di vita dei personaggi fittizi delle pubblicità emergevano a costo di imbarazzanti caratterizzazioni, con tanto di nomi propri di persona e pretesa veridicità delle testimonianze di casalinghe bruttarelle, in tempi di surrogati anche i personaggi perdono grana e spessore, e nel breve secondaggio a loro disposizione si ritrovano a dover mostrare il peggio di loro stessi riducendosi a macchiette ininfluenti e fastidiosamente eterodirette. Un decaffeinato dopo l'altro, il povero scrittore continuerà a produrre materiale mediocre che nessun editore prenderà davvero sul serio, a meno dell'intercessione di un potente convinto a costo di umilianti prestazioni sessuali, e intervallerà una ricerca di sinonimi sul dizionario di Word a una partita a solitario per riprendersi dallo sforzo di scrivere nell'ignoranza della tecnica dieci dita. Gli spot di Hag fanno inevitabilmente pensare ad un prodotto con un handicap, proprio perché pretende di essere status symbol di persone di successo. Chiunque visionerà questo spot, nel caso che sia costretto da una salute incerta a bere solo decaffeinato e che sia detentore di un quoziente intellettivo superiore alla temperatura ambiente, si sentirà offeso, e smetterà di dedicarsi alla lettura, contribuendo alle statistiche negative del mondo dell'editoria e imbarbarendo ulteriormente il nostro Stato a regime telecratico.

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