08/06/09

Sospirare vendetta

Il problema di cui parla questo spot è tanto reale che, cercandone qualche notizia sul web, ai primi posti nei risultati delle ricerche è apparso un lungo commento che lo definisce come un esempio di "misandria". In definitiva lo spot viene additato come retorico e repressivo della figura dell'uomo, ingiustamente colpevolizzato, in quanto succube del potere mediatico della figura femminile, e addirittura "indottrinato" fin dalla più tenera età a sentirsi inferiore in uno scenario apocalittico di società matriarcale che avanza a grandi passi. Pur non nascondendo che le argomentazioni esposte erano piuttosto affascinanti, se non altro in quanto espressione di un pensiero deviante, e per questo semplice fatto meritevole di finire nel centone del bizzarro, appare come una lettura abbastanza paranoica e superficiale. Qualche anno fa non era difficile trovarsi di fronte a spot in cui la donna le suonava ad un uomo, perché aveva toccato la sua auto, o perché così era possibile stordirlo e accarezzargli i capelli. Con Vivident è poi cominciato il filone del ragazzo svedese dai denti sanissimi addormentato con un sedativo sparatogli nel gluteo, mentre la giornalista, munita di microfono a gelato, sorrideva di tutta la gag. Eppure non si può che sorridere di tutte queste tesi relative al "complotto matriarcale". Le cifre parlano chiaro, qualsiasi statistica in qualsiasi nazione del mondo indicano che la mancata emancipazione femminile è un problema concreto. Aldilà di tutte le opinioni e le tare, l'aritmetica grida vendetta. Al telespettatore basterà la visione del breve documentario "Il corpo delle donne" ( visionabile online su http://www.ilcorpodelledonne.blogspot.com/ ) per rendersi conto di quello che ha già sotto agli occhi quotidianamente. Anzitutto il fatto che la donna, nei media, sembra obbligata a ricorrere alla chirurgia estetica quasi come ad uno status symbol, anche se il risultato è una parata di visi che messi l'uno accanto all'altro si mostrano per quello che sono: maschere spersonalizzate. Se resta la libertà del singolo di fare ciò che vuole del proprio corpo, vedere una serie di visi fisicamente ritoccati dalle aspettative del mercato lascia con un senso di sbigottimento. Tutto il fenomeno era già visibile, ma in modo così pervasivo da non dare termini di paragone, a meno di un accostamento critico delle immagini. E tutto questo senza scomodare le infinite allusioni sessuali presenti nei media, e che vedono quasi sempre la donna come protagonista che si lascia consumare alla stregua di un qualsiasi altro prodotto. Il contraltare della soubrette è una semplice casalinga, il semplice fatto di presentarla nella sua normalità ci inquieta, sprovvista di un surgelato o di un detersivo spray da brandire atteggiandosi a madre, moglie o fidanzata, o viceversa complice stragnocca di voyeurismi nonsense che la vedono oggetto di desiderio accostato ad oggetto di vendita. La voce maschile che va a sostituire quella della protagonista incrina ulteriormente la sensazione di realtà pilotata e vuole essere il vero concept alla base del filmato: alla donna televisiva caricata di significato ornamentale, indipendentemente dalle sue doti, corrisponde la donna "che non ce l'ha fatta", il necessario semilavorato, l'individuo vessato dall'opprimente confronto con modelli irraggiungibili quanto superficiali e futili, il centro nevralgico di tutte le pressioni causate da una competizione truccata. Possiamo essere sicuri che se una rivoluzione è in corso, anche senza una vera voce si farà valere con le azioni. E di fronte ai fatti ogni parola, femminista o maschilista che sia, è inutile.

2 commenti:

Gianmaria Carneri ha detto...

fico, ora vado fuori e me la prendo con la prima che capita :-)

Unknown ha detto...

Grazie mille della segnalazione del blog " Il corpo delle donne ", ho aggiunto tutto il documentario nel mio myspace.


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