31/07/09

La spirale del bene

Sulle note dell'ennesimo tarocco del brano "Clocks" dei Coldplay un miasma verdastro degno delle sette piaghe d'Egitto serpeggia con presupposti effetti benefici in una piazza italiana e in prossimità dei cavi orali delle comparse, a simboleggiare freschezza, igiene e spendibilità sociale. L'apertura dello spot, deliziosamente comparativa, fa trasecolare con un sussulto di novità: forse che il "verde" di Tantum, da semplice connotazione cromatica, adombri a sfumature politiche, protese a penalizzare i colluttori stranieri con dazi e gabelle, al fine di salvaguardare la produzione interna? Le idee protezionistiche agiscono proprio come un principio feroce che è necessario annacquare in molte parti di inerte indifferenza. Il benefico liquore, rabboccato ad un rubinetto avaro, è pronto all'utilizzo e a contrapporre pur sempre un effetto speciale ad un altro: laddove la concorrenza fa esplodere una salva infernale nella bocca del cliente per dimostrare la terribile sorte dei microorganismi, Angelini fa rutilare una spirale tinta smeraldo che si diffonde lungo la penisola alla ricerca di primigeniti. Al distacco tecnologico dello spot di Listerine, in cui il cliente appare in modo abbastanza impersonale, quel tanto che basta per subire gli effetti del prodotto, si oppone un'atmosfera spiccatamente relazionale. Sia le amiche, pericolosamente in bilico sul bordo della fontana, che i tre gonzi che discutono animatamente al bar, azzerano la distanza prossimica, stando eccessivamente vicini per esasperare la necessità di un alito fresco, un dato che si produce realisticamente soltanto nel flirt di due temporanei innamorati appollaiati sul divano casalingo. Nella carrellata finale si produce infine la temibile sintesi della socialità umana in azione: il businessman che poco prima, al bancone, sosteneva a suon di coloriti epiteti un centravanti d'importazione, riappare in preda ad una torsione di 180° utile ad emanare alito fresco all'indirizzo delle due universitarie precedenti. I due teneri amanti proseguono il loro breve idillio fissandosi così intensamente far sospettare che siano parte del mobilio. La coppia matura del tavolino tre sancisce poi il termine di tutto l'iter procreativo: frizzante approccio, convivenza stretta, benedizione istituzionale e sociale che poi sfocia in necessità di trasgressioni convenientemente confessate al culto religioso predominante nell'area geografica teatro dell'attività biologica nel suo complesso. Angelini, in questa scena, svetta protettore in forma di cameriere/infermiere munite di un camice immacolato, restituendo lo scenario di un plateatico trasformato in corsia ospedaliera, con tanto d'insegna farmaceutica sullo sfondo, a garantire che il laboratorio sociale sia controllato e sicuro. Dal tubo catodico vengono irradiate certezze e bonomia familiare ad alta energia, sane tradizioni e benessere sociale, un passato granitico utile a farci sentire nani sulle spalle dei giganti e a motivarci quotidianamente lungo il tragitto verso il nostro nuovo posto di lavoro: una centrale nucleare. C'è davvero da ringraziare Angelini per il suo contributo a questa suggestione lenitiva, l'ottimismo senza il quale inquinatori individualisti dall'alito freschissimo verrebbero assediati da pensieri disfunzionali che abbasserebbero la loro fertilità, barre di plutonio erette che penetrano nel core del reattore, il sorriso di una fantastica casalinga bionda destinata a sfiorire, confini mentali, più che geografici, onorati dal buon senso, con l'obiettivo di ricavarne una pallida impressione d'identità.

1 commento:

Carlotta ha detto...

ah..sollievo dopo ore di lezione con queste perle..grazie tvsintegro


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