28/10/09

Basta Barilla

Per lo stesso motivo per cui ogni potere attrae a sé un potenziale conflitto di interessi, Barilla, uno dei maggiori committenti dell'advertising italiano, non poteva restare immune al fascino della propaganda, o doveva perlomeno venir intaccato dalle pressioni manipolatorie derivanti dal dibattito pubblico, brutto o bello che sia. In un mondo occidentale che tiene il coltello dalla parte del manico, e utilizza lo strumento del proprio potere economico in modo altamente discutibile, l'avviamento ad una natalità zero sembra inevitabile. Il vecchio istituto familiare non solo sta cambiando, ma è già cambiato, ed è questo il motivo per cui si è aperto un nuovo catastrofico fronte di ipocrisia nella comunicazione pubblicitaria: la retorica della famiglia. Provate ad immaginare uno sterminato complesso industriale reso impotente dalla mancanza di fruitori delle sostanze alimentari che secerne, e che questo organismo bio-meccanico sussulti una volta che, ostruita la linea di produzione di lasagne, non ci siano più spazi disponibili per lo stoccaggio. Il nuovo fronte, il nuovo mercato emotivo siete voi e le vostre istanze estrapolate dalla realtà, e una voce da vecchia zia non manca di ricordarcelo puntigliosamente, spostando il baricentro della persuasione su un territorio scandaloso, quello dei valori, ma che in carenza di validi argomenti a favore del consumo ritorna terra vergine da incendiare e colonizzare. Se dovessimo fare un ritratto dell'ascoltatore positivamente influenzato da questo spot, solidamente convinto delle tesi esposte, e non a livello iconografico o emotivo, ma specificamente a livello razionale e di valori, ne verrebbe fuori uno spaccato classista da far accapponare la pelle. Qui non si tratta di accusare snobisticamente l'istituto della famiglia di arretratezza culturale, ma di immaginarsi a quale livello di povertà argomentativa possa arrivare la dirigenza di un paese nel momento in cui persino le emanazioni del cosiddetto mercato libero si possono permettere suddetti pericolosi sconfinamenti nell'ideologia. Così come non vorremmo un Santo Padre impegnato a decantare la necessità del tuorlo d'uovo nell'impasto per conferire bontà al prodotto alimentare, non vorremmo nemmeno che, per discutere della mancata menzione delle radici cristiane nella Costituzione Europea, i singoli cittadini fossero costretti a intravedere Gesù Cristo in una decalcomania di ragù palesata dall'ostensione della candida pirofila di pasticcio nel sancta sanctorum consumistico del pranzo domenicale. E se anche una famiglia dovesse necessariamente essere spiattellata sul teleschermo per testimoniare un baby boom salvifico per l'economia, a tavola non vedremmo i nostri piatti regionali, ma cous cous, kebap, riso speziato e facce cromaticamente "scorrette" con narghilè fumanti sullo sfondo. Ma il danno è ormai fatto, starà al singolo ascoltatore premunirsi e proteggersi da queste temibili bordate moraleggianti, gli spot della crisi sono abbondantemente arrivati, cari amici, parafrasate questo ulteriore esempio di comunicazione ambivalente e trovate il modo di fare giornata: ognun per sé, Barilla per tutti.

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