07/12/09

Alla gente piace vedere la faccia di Briatore

Evidentemente non ancora sanzionata dai gusti dell'audience, la patetica saga della coppia di miliardari costretti all'utilizzo di un prodotto per tutti, ma solo limitatamente al telefono, persegue i suoi fini deleteri, sottendendo ad un'implicita glorificazione del potente che si vorrebbe figura carnevalesca ammalata unicamente di megalomania e gigantismo, ma incapace dei lati oscuri che influenzano anche chi è decisamente meno abbiente di Briatore. Ed ecco proiettato il presepio casalingo nella psicologia del potente vista dagli occhi dell'impotente, ecco un commediante temporaneamente vettore di un materialismo parossistico che aumenta volumi e proporzioni pur restando politicamente corretto, non accennando nemmeno per un istante ad una ben più umana autodistruzione morale e materiale raccontata da infinite rappresentazioni shakespeariane, dalla storia e dalla cronaca. Ad un Panariello che indulge all'accento fiorentino vorremmo sostituito un Carmelo Bene che di certo avrebbe ingerito vere banconote da 5 euro per vomitarle sull'obiettivo della telecamera berciando l'Amleto con un grammelot infernale. Agli "assegni in bianco", triviale luogo comune della sublime plasticità del denaro, adatta a realizzare affari a budget illimitato come definitiva dimostrazione di volontà di potenza, vorremmo sostituite nuvole di cocaina sparate dai cannoni assieme alle ceneri di Hunter S. Thompson. La vertiginosa decadenza del potere, dietro alla facciata d'una parodia innocua, viene non solo salvata ma efficacemente mistificata, e quella voglia di sentire il vip seduto accanto a noi sul divano, per evidente complesso d'inferiorità, dà l'opportunità ai mistificatori di replicare e peggiorare il filone. Addobbata di rosso come una entreneuse, e munita di pesanti orecchini d'oro a lampadario, la girlfriend mai ufficializzata vivacchia ai margini della sbarazzina opulenza, ostentando una simpatia che distanzia, ma facendo intendere osceni risvolti che la vedono compiacente eterea. L'intero armamentario cristiano è sparigliato ai piedi del potente, che dirige una compagnia di attori nel disperato tentativo di ritrovare dentro di sé una giustificazione ultraterrena all'edonismo, o perlomeno una giustificazione romantica che ammanti di nobiltà un'oscura manifestazione di grettezza all'interno di pareti, per quanto maestosamente estese, chiuse ad ogni condivisione con il mondo esterno. Matrona e potente non possono fare altro che allibirsi di fronte ai frutti dell'escalation materialistica, non riuscendo a produrre neanche una buona battuta, un bene difficilmente acquistabile, dato che richiede presenza di spirito e un pizzico d'etica. Chissà cosa deve pensare il vero Briatore, mentre defeca come tutti gli altri esseri umani su un w.c. in oro zecchino, a vedere la morte che avanza nelle rughe sempre più profonde e destinate ad averla vinta sul proprio make-up artist. Memore di come le cattedrali d'Europa furono costruite grazie al mercato delle indulgenze, e inconsciamente abituato alla compiacenza, di certo vive nella convinzione che basti una telefonata a Bonolis per guadagnarsi un posto in paradiso.

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