20/12/09

Casalinga Ridens

Nell'oltretomba l'anima di Pitagora trasalisce, al ricordo della leggendaria bottega di fabbro passando davanti alla quale gli apparve chiara la vocazione razionale della natura; alla fierezza del virile artigiano, eternato nell'atto di percuotere barre metalliche di diverse lunghezze traendone note di diversa altezza (assieme a maestose nuvole di scintille), vedrebbe sostituita, in strana e moderna tunica, un esemplare di uxor casalinga ridens, e al suo occhio clinico non sfuggirebbe l'empiricità con cui vengono legate note diverse a vasetti tutti ugualmente ricolmi della salsa alimentare reclamizzata, e poi, in un blooper successivo, legate altre note in contrasto con le precedenti pur di estrapolare da quei cocci, a favor di telecamera, la linea di Jingle Bells. Senza contare che la frequenza di una nota generata da quello che viene chiamato "tubo risonante" dovrebbe corrispondere a quella che per un quarto della lunghezza d'onda ha esattamente l'altezza dell'orcio, e quindi prevedibilmente più grave di quella che accompagna le inquietanti movenze della suonatrice. Al brindisi collettivo, che facendo tintinnare il bicchiere scaccia gli spiriti maligni ed evita che questi entrino dalla bocca aperta, e al colpo di forchetta sul bicchiere, che richiama l'attenzione prima di un discorso tacitando una torma di invitati eccessivamente chiassosi, viene sostituito l'agghiacciante paesaggio di una tavolata deserta sulla quale la donna di casa, significativamente vestita di verde come un albero da addobbare, esercita le proprie doti di percussionista cromatica, creando una semplice linea melodica che falsifica la pretestuosa ambizione sinfonica indicata in apertura di spot. Nel silenzio armonioso, che come quiete prima della tempesta anticipa la crapula natalizia, la casalinga modello ostenta un eterno sorriso che non si capisce bene se di compiacimento o di tensione isterica, e ondeggia tenendo il braccio paralizzato in una posa innaturale, tic non dissimile da quello che Marylin Manson adottava nei propri videoclip per trasmettere un'idea di dissesto psicomotorio. Purtroppo in questo caso l'intento non è neanche lontanamente provocatorio: l'ordine stucchevole, l'inspiegabile solitudine della protagonista unita alla surreale attività che svolge, e i claim assolutamente triti ci consegnano l'immagine di mondo domestico super-organizzato che non risparmia i propri abitanti, a giudicare dalle preoccupanti ricadute psicologiche. L'ingente quantitativo di sette barattoli di maionese preannuncia un cenone vertiginoso e in nome del colesterolo, unica via d'uscita un ingente numero di ospiti che ne condivida il consumo, sempre tralasciando l'ipotesi che quella che stiamo osservando, in realtà, non sia la sala da pranzo di un'abitazione privata, ma bensì una cella di contenimento psichiatrica teatro di orribili riti personali. Distesa orgiasticamente sulla tavola imbandita vedremmo una novella Lady Bathory dedita all'apertura di vasetti di Calvè vergini con il contenuto dei quali aspergersi per intero, alla ricerca di un discutibile effetto emolliente sulla pelle che le conceda una bellezza a lunga conservazione.

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